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Libri

Piccola riflessione riguardo alla lettura

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Piccola riflessione riguardo alla lettura

Articolo di Claudio Bello

Proprio l’altro ieri ho finito di leggere Delitto e Castigo di Dostoevskij. Al momento di andare a riporlo al suo posto nella mia piccola biblioteca, tra Le Notti Bianche e L’Idiota, è sopraggiunta una strana sensazione. Non è una sensazione nuova, ma anzi provata mille volte. Eppure ogni volta mi afferra da dietro, di soprassalto, tanto da lasciarmi inerme, sconvolto come un bambino quando non trova la sua mamma. Tale è la potenza di questa forza, che per un po’ non muovo un muscolo, né emetto un respiro, cercando di decifrarla nei meandri del mio animo. E poi la comprendo, di nuovo. E’ quella. Quella di quando hai finito un bel libro. L’immagine che mi si ripresenta è più o meno questa: una stazione, un treno, io ed un’altra persona. Ecco che la persona è in procinto di partire. L’ultimo abbraccio. Gli ultimi sorrisi.  E poi la nostalgia. La nostalgia delle cose fatte insieme. Delle cose non fatte. Dei posti visitati. Di quello che la persona mi ha insegnato. Ciò che mi ha detto e che non ho ancora ben capito. Ciò che mi ha detto in cui mi sono ritrovato, e buttato fino in profondità, come un tuffatore negli abissi del mare. Il suo aspetto. I suoi modi di fare. Ed infine, cosa più importante, ciò che io ho sentito con lei, da lei, per lei. Ecco. Un libro è esattamente come una persona.  A cominciare dalla sua fisicità. Per esempio Delitto e Castigo ha una copertina rigida, di un rosso particolare ( per me ‘’il rosso di Delitto e Castigo’’), un pochino rotta all’estremità. Questo mattone rosso un po’ rovinato è stato mio inseparabile compagno di vita negli ultimi tempi. All’università, sull’autobus, in macchina, per strada, sotto il sole, la pioggia e la luna, nella tranquillità della mia stanza come nel disordinato affollamento di una piazza. Ed era lì! Non scappava via. Non preferiva fare altro piuttosto che stare con me. Quando avevo bisogno di lui c’era sempre e non mi negava mai una consolazione. E poi il suo odore. Io amo l’odore dei libri più di ogni altro odore. Penso che niente possa giungere nelle morse dell’olfatto di più incredibile. In quell’odore si nascondono idee, concetti, parole, frasi… in quell’odore si nasconde lo stesso autore. E leggendo quelle semplici lettere, proprio quelle stesse che ci insegnavano a scrivere alle elementari, e sentendo quell’odore, è come se il tempo e lo spazio che separano me dall’autore diventino nulli, si azzerino. C’è proprio lui, il grande Dostoevskij, qui accanto a me, adesso, a narrarmi ciò che la sua mente e la sua anima hanno messo insieme in semplici parole. Ed è questa la grandezza dei libri. I libri consegnano all’uomo quell’immortalità che tanto ricerca. Sia a chi legge sia a chi scrive. Un senso di eternità che è impossibile spiegare se non con lo stesso atto del leggere e dello scrivere. Un po’ come quando sfoglio le opere di secoli e secoli fa, e mi sembra che possano essere stati composti in questo preciso istante, da me come da qualcun altro. Perché sebbene il progresso faccia passi da gigante, l’anima dell’uomo è sempre la stessa, la mia come quella di un antico greco o azteco. E leggendo la si coglie. E’ una sensazione incredibile quella di leggere. Così, quando guardo la mia piccola biblioteca provo un senso di annullamento del tempo, e con lui dello spazio. Come se tutta l’umanità stessa facesse parte di un piccolo spazietto, proprio nella mia camera. E non solo. Passando ad una prospettiva più individualistica, i libri sono tanti tasselli. Tanti tasselli nella vita di ognuno, esattamente come delle foto. Guardandola posso vedere tutta la mia vita. Perché ogni libro corrisponde ad un qualcosa. E spesso molti libri arrivano proprio nel momento giusto. Il giovane Holden nel pieno della mia crisi adolescenziale; 1984 mentre iniziavo a rendermi conto della grande farsa che è la società che mi circonda; Le Odi di Catullo quando il mio cuore fu spezzato per la prima volta; Il Processo quando iniziarono ad affacciarsi alla mia mente i problemi esistenziali. E questi sono solo alcuni esempi.  Magari chiariscono quelle torbide ondate di pensieri che ti tormentano  come tanti flutti, trasformandoli in un mare piatto. Magari quelle cose le sapevi già. Ma non eri cosciente di saperle. Ci sono libri che entrano nella tua vita, e non ne escono più. Magari tra 20 anni ti diranno il contrario di quello che ti hanno detto adesso. Chi lo sa. E i libri che ancora non ho letto. Sono lì, in attesa di diventare anche loro un tassello, un ricordo, di prendere quel treno dopo avermi concesso un ultimo abbraccio. I libri vanno oltre le semplici barriere materiali create dalla mente umana. Incidono nella vita allo stesso modo di quanto può incidere una persona. Non sono dei semplici oggetti, come ormai la maggior parte della gente tende a considerarli. Nei libri c’è vita. Certo, una vita diversa da quella che ci troviamo ad affrontare ogni giorno. Migliore o peggiore non so dirlo. Dipende dal momento. Dipende dal libro e dalla stessa vita. Ma resta il fatto che c’è vita. E chi legge è un esploratore, un ricercatore… un pazzo che vuole provare tutto annullando spazio, tempo e materia. E sa di farcela. Perché leggendo si può tutto.

 

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